Grondaie e pluviali costituiscono il sistema di raccolta e smaltimento delle acque piovane e, quando sono intasati l’acqua non riesce più a defluire in modo corretto dalle coperture degli edifici.

Le grondaie, così come tutto l’impianto di scolo delle acque piovane, assume un’importanza considerevole per il mantenimento del buono stato del tuo edificio perché evita che le piogge si vadano ad accumulare sul tetto e ivi ristagnino, finendo per intrufolarsi all’interno della struttura causando usure e fastidi di varia entità.

Tutti gli edifici sono infatti dotati di questo impianto e anche se non vi si pone la giusta attenzione, sarebbe sempre bene mantenerlo nel migliore dei modi per evitare il propagarsi, appunto, di usure di altro genere, non sempre semplici ed economiche da ripristinare.

Come evitare che le grondaie si intasino?

Lo stato di grondaie e pluviali andrebbe controllato almeno 1 volta l’anno, anche perché, oltre a intasarsi, potrebbero rovinarsi o subire rotture, non svolgendo più il loro compito a dovere.

Eliminare tutti i detriti e i sedimenti che durante l’anno si sono accumulati nelle grondaie è fondamentale per evitare che si intasino: per risolvere il problema alla radice sono disponibili sul mercato speciali reti che vanno applicate sulla superficie delle grondaie, progettate appositamente per far passare l’acqua, bloccare gli eventuali detriti portati dal vento e impedire ai volatili di nidificarvi.

Grondaie intasate?  Grazie al nostro intervento il tuo sistema di scolo delle acque piovane sarà sempre in perfetto stato

Gli operatori di Icon Snc sono specializzati nella manutenzione e ripulitura di grondaie e pluviali, riescono ad effettuare sopralluoghi e interventi in ogni parte dell’edificio, a qualunque altezza, senza utilizzare impalcature e ponteggi.

Da quanto tempo non fai controllare le grondaie della tua casa o del tuo condominio?

Per la pulizia di grondaie e canali di scolo è sempre necessario affidarsi a specialisti che sappiano come operare in sicurezza anche ad altezze elevate.

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Il luogo di lavoro deve essere dotato di strumenti necessari a garantire un certo grado di protezione contro la possibilità del verificarsi di incidenti.

La salute e sicurezza sul lavoro è, innanzitutto, un diritto del lavoratore. É anche un interesse per l’impresa che, nel garantire un ambiente più sicuro, non incorre in sanzioni ed aumenta la produttività.

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Ma cosa si intende per sicurezza sul lavoro?

La sicurezza sul lavoro consiste nell’insieme di azioni interne ed esterne all’organizzazione finalizzate a garantire l’incolumità del personale.

Si verifica quando il luogo di lavoro è dotato degli accorgimenti, degli strumenti e dell’attività di prevenzione che forniscono un ragionevole grado di protezione contro la possibilità del verificarsi di un evento pericoloso per la salute di chi lo svolge.

Le misure di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori hanno il fine di migliorare le condizioni di lavoro, ridurre la possibilità di infortuni ai lavoratori, ai collaboratori esterni (es. subcontraenti) e a quanti si trovano, anche occasionalmente, all’interno dei luoghi di lavoro. Misure di igiene e tutela della salute devono essere adottate al fine di proteggere il lavoratore da possibili danni alla salute quali gli infortuni e le malattie professionali, nonché la popolazione generale e l’ambiente.

Gli obblighi del datore di lavoro

Ai sensi del D.Lgs 81/2008 e il D.Lgs 106/2009, il datore di lavoro è obbligato a:

-organizzare l’attività lavorativa;

-salvaguardare l’integrità psicofisica dei dipendenti;

-informare i lavoratori sui rischi specifici che possono correre nonché organizzare programmi di formazione e addestramento;

-fare in modo che il lavoratore possa utilizzare macchinari e strumentazioni senza correre rischi;

-verificare il rispetto delle norme antinfortunistiche da parte dei lavoratori e vigilare;

-sottoporre il personale a visite mediche, se necessario.

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Cosa è il DVR? Chi deve redigerlo e cosa contiene?

Il DVR è un documento fondamentale del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (D.Lgs 81/2008) che le imprese devono obbligatoriamente redigere, custodire e esibire agli organi di controllo in caso di ispezione o richiesta di verifica. Serve per identificare e valutare i rischi presenti in azienda e deve contenere le procedure e le misure di prevenzione e protezione idonee.

Vuoi maggiori informazioni sul DVR? Contattaci!

Chi può redigere il DVR?

La normativa in vigore dispone che sia il Datore di Lavoro a redigere il DVR, dopo aver effettuato un’opportuna valutazione di tutti i rischi presenti nel luogo di lavoro in stretta collaborazione con le seguenti figure:

-il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione o RSPP

-il Medico Competente

-il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza o RLS, qualora ve ne sia uno

Non di rado capita che il Datore di Lavoro preferisca rivolgersi ad un tecnico incaricato di un’azienda specializzata in Sicurezza sul Lavoro, avvalendosi della sua maggiore esperienza in questo genere di analisi, per procedere compilare il modello DVR seguendo le direttive del Ministero del Lavoro.

Cosa deve contenere il DVR?

Il Dvr deve contentere:

una relazione inerente a tutti i potenziali rischi per la sicurezza e la salute che esistono sul luogo di lavoro, indicando le modalità con cui essi sono stati individuati;

la specificazione delle misure di prevenzione e protezione volte ad eliminare o ridurre tali rischi;

la descrizione delle procedure volte ad attuare le suddette misure, con l’indicazione di quali figure devono occuparsene;

l’individuazione di chi ha collaborato alla valutazione dei rischi (RSPP, RLS, Medico Competente);

l’individuazione delle mansioni da cui possono derivare eventuali rischi e che di conseguenza richiedono specifiche competenze e formazione professionale;

una valutazione specifica relativa ai rischi riguardanti le eventuali lavoratrici in stato di gravidanza;

una menzione e una valutazione dello Stress Correlato al Lavoro specifico;

la data in cui è stata effettuata la valutazione e la redazione del documento stesso.

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I D.P.I. rappresentano un elemento che può ridurre i pericoli negli spazi confinati

Il corretto utilizzo dei dispositivi di protezione individuale permette, spesso, di evitare tragiche conclusioni agli incidenti sul lavoro, a maggior ragione se questi avvengono negli spazi confinati.

Un ruolo fondamentale, quando si lavora in ambienti confinati, lo giocano gli strumenti che permettono la protezione delle vie respiratorie. Vanno sempre utilizzati quando si lavora in spazi ristretti o dalle temperature non idonee, quando si rischia intossicazione da gas o vi è una carenza di ossigeno, in prossimità di altiforni, quando sono presenti fumi di metalli pesanti o polveri, per i lavori in pozzetti, canali e vani sotterranei della rete fognaria.

Per quanto riguarda i DPI da prevedere, la normativa italiana stabilisce:

-indumento protettivo del corpo (classe III; tipo adeguato alle sostanze potenzialmente presenti;)

-guanti (nitrile; altre tipologie protettive specifiche per lavoro;)

-scarpe antinfortunistiche da lavoro

-protezione respiratoria (maschera FF; maschere di protezione delle vie respiratorie APVR a filtro contro particelle, vapori e gas; a seconda del sito di intervento)

-occhiali protettivi con paraocchi laterali

-casco protettivo con sottogola

-imbracatura anti caduta e cinture di sicurezza

Agli elementi sopra indicati devono essere aggiunti ulteriori equipaggiamenti in relazione al contesto e alle procedure di lavoro che vengono segnalate nelle procedure ordinarie di sicurezza di cantiere, nei DUVRI, nei permessi di lavoro:

-Utensileria manuale (mazzetta; scalpello; chiavi inglesi; …) anti scintilla

-Strumenti di rilevazione ossigeno, vapori, gas esplosivi anche personali (per quanto eventualmente di specifica necessità)

-equipaggiamento da ventilazione

-fonti di luce

-barriere e protezioni dell’accesso (area ristretta rispetto alla delimitazione del cantiere)

-equipaggiamento per l’ingresso in quota

-equipaggiamento antiannegamento

-equipaggiamento di emergenza (trave di ancoraggio trasversale e ancoraggio mobile; treppiede corredato di motore avvolgicavo e relativo cavo metallico

-estintore e materiale antincendio

-materiale di primo soccorso e rianimazione

Viene completato il quadro informativo con un riferimento alle azioni di recupero

  1. a) Recuperi di emergenza con soccorritore all’esterno:

-imbracature di sicurezza EN 361

-imbracature specializzate per recupero di emergenza EN 1497 (per recuperi da fonometrie di dimensioni ridotte; per estrazioni verticali da vasche a cielo aperto di operatori che non lavorano con indosso l’imbracatura; per estrazioni orizzontali – tubazioni, forni di laminazione, ecc. -)

-utilizzo di dispositivi di ancoraggio tipo treppiede EN 7958

-argani per recuperi di emergenza EN 1496 con cavo di acciaio (con garanzia anti caduta assicurata da altro dispositivo)

-argani per recupero combinati con dispositivi anti caduta EN 1496 + EN 360 (protezione anti caduta e recupero integrate in un solo DPI)

-paranchi manuali di sicurezza per recupero su corda EN 12278 + EN 567 + EN 1891

tripode di recupero EN 7958

-palo pescante a Tripode con dispositivo di recupero Direttiva 89/392/CEE

dispositivi su fune EN 1491

  1. b) Recuperi di emergenza con accesso del soccorritore

-cappuccio per connessione ad autorespiratore doppia via del soccorritore

-bombola per soccorso con boccaglio (per ferito cosciente)

-maschera per soccorso con bombola in sacco da tracolla

-cappuccio per soccorso con bombola in sacco da tracolla

-pistola a infrarossi (per visione termica per ricerca infortunati in condizione di totale mancanza di luce e/o visibilità, esempio fumo)

  1. c) Trasporto infortunati

-barelle galleggianti

-barelle pieghevoli

-teli di evacuazione

È importantissimo, inoltre, che chi è destinato ad utilizzare i D.P.I. venga adeguatamente formato sulla funzione e sul modo di utilizzo. Stesso principio vale per chi, in caso di incidente, è deputato al soccorso e che, quindi, deve indossare i medesimi D.P.I.

La nostra esperienza pluriennale ci permette di formare e preparare: – operatore – tecnici – imprese del settore sul corretto utilizzo dei sistemi anticaduta, garantendo una formazione professionale negli spazi confinati.

Infine i D.P.I. devono essere conformi e possedere la marcatura CE, che garantisce che il produttore, o chi per lui, possa mostrare, qualora gli venga richiesto, la dichiarazione di conformità CE.

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Il tree climbing, un insieme di tecniche di lavoro che permette di accedere alla pianta in maniera sicura per l’operatore e nel totale rispetto di essa

Il Tree climbing o arrampicata su albero, è una tecnica di arrampicata che consente di accedere alla chioma dell’albero e muoversi, in sicurezza passando da un ramo all’altro.

Il Tree climbing è principalmente impiegato per eseguire operazioni di potatura, abbattimento, consolidamento o ancoraggio di piante dall’alto e medio fusto. Viene eseguita dove gli operatori per mezzo di piattaforme elevatrici ed autogrù non posso arrivare ad eseguire le operazioni di taglio.

L’arboricoltore può attraversare in sicurezza tutta la chioma e può spostarsi sulle branche valutando attentamente tutti quelli che sono i deficit strutturali e i problemi fitopatologici della pianta osservandoli dal punto di vista più confacente allo stato strutturale della pianta.

Con questo metodo l’operatore non è limitato nei suoi movimenti dagli spostamenti possibili della piattaforma aerea ma può raggiungere e potare i rami che effettivamente devono essere potati trovandosi nella posizione più idonea per effettuare un taglio corretto; può posizionare i consolidamenti nel modo più adatto; può penetrare nelle parti più fitte della chioma senza dover per forza sfrondare per permettere il passaggio del cestello.

Gli operatori devono seguire appositi corsi di formazione per l’utilizzo in sicurezza di tale tecnica (D.Lgs 81), devono dimostrare che la utilizzano regolarmente per la cura degli esemplari arborei e possiedono idonei titoli di specializzazione nel campo dell’arboricoltura ornamentale (corsi di potatura superiori a 200 ore e/o diploma di perito agrario o equipollenti e/o laurea in agraria o equipollenti) .

Icon Snc forma e addestra personale sia al lavoro in fune, al lavoro su piante (tree climbing) e al lavoro negli spazi confinati, anche con autorespiratori.

Vuoi seguire uno di questi corsi?

Il nostro obiettivo è quello di insegnare passo passo a padroneggiare strumenti e tecniche di lavoro sicure ed affidabili, a muoversi in autonomia all’interno della chioma e a saper scegliere l’intervento migliore sia per la salute dell’albero e per le persone che lo custodiscono.

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Il personale al quale viene messo in dotazione un DPI anticaduta deve effettuare un corso di formazione ed addestramento mirato al corretto utilizzo dello stesso.

I Dispositivi di Protezione Individuale sono indispensabile per garantire al dipendente la protezione necessaria per svolgere il lavoro in tranquillità. Questi dispositivi devono essere utilizzati in maniera corretta, per questo motivo Regioni e Enti preposti indicono regolarmente corsi di formazione per l’utilizzo regolare dei DPI.

I DPI si suddividono in tre categorie in base al tipo di protezione. Mentre i dispositivi di prima e seconda categoria proteggono da rischi di media entità e non richiedono una specifica formazione, i dispositivi di terza categoria necessitano di un corso di preparazione come impone l’articolo 77 del decreto legislativo 81/08.

Cosa sono i corsi DPI di terza categoria?

Rientrano in questa categoria i dispositivi che vengono utilizzati per prevenire cadute durante lavori eseguiti in quota. Per questo è fondamentale conoscerne le modalità di funzionamento, per avere la certezza di farne un uso perfetto e ottenere la giusta protezione. La preparazione si ottiene soltanto frequentando corsi di formazione che prevedono una parte teorica e un addestramento pratico.

Vuoi seguire i nostri corsi? Contattaci per avere maggiori informazioni!

Gli argomenti teorici del corso includono:

-Indossare ed utilizzare correttamente un DPI

-Conoscere cosa si rischia legalmente e a quali sanzioni si va incontro per il mancato uso dei DPI

-Stabilire i Dispositivi di Protezione Individuale più adatti

-Comprendere i manuali di uso e manutenzione di impianti e DPI

-Riconoscere un DPI omologato

-Programmare verifiche ispettive

-Utilizzare nella maniera giusta i sistemi di protezione collettiva

-Effettuare la revisione dei propri DPI

-Valutare le situazioni di rischio.

Gli argomenti pratici del corso includono:

-Indossare in maniera corretta i DPI

-Riconoscere i DPI

-Effettuare la revisione dei propri DPI

-Come muoversi su una copertura in sicurezza

-Utilizzare i DPI con un impianto anticaduta

-Effettuare il collaudo.

Requisiti per i corsi DPI di terza categoria

Per poter accedere al corso di formazione di DPI terza categoria è necessario aver compiuto 18 anni al momento dell’iscrizione, conoscere la lingua italiana parlata e scritta, e avere l’idoneità psico-fisica per esercitare il lavoro svolto. Alla fine del corso di formazione viene rilasciato un attestato di frequenza valido su tutto il territorio nazionale. Frequentare questi corsi è importante per acquisire tutte le informazioni per non rischiare lesioni o addirittura la vita durante il lavoro.

Alla Icon Snc, i fratelli Morbidoni formano e addestrano personale sia al lavoro in fune, al lavoro su piante (tree climbing) e al lavoro negli spazi confinati, anche con autorespiratori.

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Poiché i DPI sono impiegati per la protezione della singola persona nelle aree di lavoro si rivela fondamentale mantenere sotto controllo il loro grado di sicurezza.

Le revisioni e le ispezioni vengono effettuate su differenti tipologie di dispositivi di protezione individuale sia metallici che tessili tra cui connettori, imbracature, caschi, corde, dispositivi retrattili, dispositivi di soccorso e recupero.

La normativa vigente (D. Lgs. 81/08, D.Lgs 475/92 e norma UNI EN 365:2005) impone una revisione dei DPI di terza categoria da eseguire ogni 12 mesi (salvo diverse indicazioni del costruttore). Tale revisione, secondo la normativa EN 365, può essere eseguita solamente da “persone competenti” o “formate dal costruttore”.

Hai bisogno di revisionare e ispezionare i tuoi DPI? Contattaci!

La persona competente esegue l’ispezione e la revisione di un DPI di terza categoria seguendo una procedura standard con diverse fasi.

1.Preparazione

La persona responsabile dell’ispezione a seconda dei DPI da revisionare, attraverso il libretto di uso e manutenzione, verifica la regolarità delle ispezioni effettuate in precedenza.

2.Identificazione

In questa fase la persona competente verifica che il DPI consegnato sia identificabile attraverso le informazioni riportate su di esso:

Nome del costruttore

Data di fabbricazione

Codice del prodotto e sua identificazione

Norma EN di riferimento

Marchio CE con numerazione dell’ente certificatore

Ispezione

Dopo l’identificazione viene effettuata l’ispezione e la revisione del prodotto attraverso una verifica visiva, tattile e funzionale.

3.Esito

L’ispezione si conclude mediante l’esito stabilito dalla persona competente che definisce il DPI “idoneo all’uso” o “fuori servizio” o in alcuni casi “riparabile”.

I nostri servizi si adattano alle tue esigenze!

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Il lavoro su fune, una professione di passione

L’operatore su fune è un professionista che opera nel settore dei lavori in quota utilizzando come sistema di protezione diversi strumenti anticaduta, fra i quali la fune.

L’operatore su fune lavora ad altezze elevate, che possono superare anche il centinaio di metri, e molto spesso lo fa stando letteralmente sospeso nel vuoto. In ogni caso la fune non è l’unico strumento anticaduta che l’operatore utilizza per evitare di precipitare a terra, ma senza dubbio è uno strumento essenziale, senza il quale gli altri sistemi anticaduta non avrebbero alcun senso.

Come si diventa operatori su fune?

Per diventare operatore su fune è necessario frequentare un Corso da Operatore per l’esecuzione di lavori temporanei in quota con l’impiego di sistemi di accesso e posizionamento mediante funi su siti Artificiali e Naturali. Il corso deve essere finalizzato all’apprendimento delle tecniche operative necessarie ad eseguire in totale sicurezza i lavori in quota, chiamati anche lavori in sospensione. Il corso è obbligatorio per chiunque voglia intraprendere questa professione e rilascia una certificazione riconosciuta a livello europeo.

Icon snc organizza corsi lavori su fune, Modulo A e Modulo B alberi

Chi può diventare un operatore su fune?

Per lavorare in quota su fune è fondamentale non avere problemi con l’altezza da terra, e quindi con il vuoto. I possibili tremori, capogiri e attacchi di tachicardia che si possono avvertire sono sintomi fisici del tutto normali, sono sintomi che dovrebbero sparire mano a mano che il vuoto diventa in qualche modo più familiare. Se questo non avviene significa che il vuoto procura un senso di ansia e paura di cui molto probabilmente ci liberemo con maggior difficoltà, o addirittura mai.

Per poter pensare di diventare un operatore su fune è quindi necessario sapere di sé stessi che il vuoto non ci ha mai procurato particolari problemi, o eventualmente bisogna sperimentare se in effetti sarà così.

Vuoi diventare un operatore su fune? 

CORSO PER LAVORI IN QUOTA CON FUNI
presso la nostra sede in Via Pirelli 5 Osimo (AN)

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La formazione è un requisito fondamentale per lavorare in piena sicurezza negli spazi confinati. I lavoratori devono essere consapevoli di tutti i rischi e pericoli e preparati per agire nel modo corretto a ogni evenienza.

Il decreto legislativo 81/2008 definisce gli spazi confinati come un qualsiasi ambiente lavorativo limitato a cui è possibile accedere, in cui è presente un pericolo di morte molto elevato a causa della possibile presenza di:

-Sostanze nocive e/o gas tossici

-Situazioni potenzialmente pericolose come mancanza di ossigeno, esplosioni o incendi.

Il decreto legislativo 81/2008 prevede obbligatoriamente l’informazione, la formazione e la preparazione per tutti i lavoratori che operano in spazi confinati. La formazione per spazi confinati è estesa a tutto il personale, compreso il datore di lavoro, se questi vengono impiegati per attività lavorative, anche sporadiche, in spazi confinati o con sospetto inquinamento.

La normativa prevede inoltre che la formazione deve rispettare una durata ben precisa e prevedere la corretta frequenza di aggiornamento nonché una corretta validazione dei corsi. La formazione infatti dovrà essere comprovata da test teorici e pratici per verificare il corretto apprendimento dei concetti.

Lavori in un ambiente confinato? Allora hai bisogno del nostro corso di formazione!

La formazione relativa agli spazi confinati è dedicata a tutti quei professionisti che sono inclusi in attività lavorative e/o di supervisione in spazi confinati o con sospetto inquinamento.

Le figure professionali che più comunemente partecipano ad un corso di formazione in spazi confinati operano in:

Tubazioni;

Serbatoi;

Cisterne aperte;

Silos;

Scavi a sezione ristretta.

Reti fognarie;

Camere di combustione all’interno di forni;

Locali tecnici di piscine;

Sistemi di drenaggio chiusi;

Ambienti con scarsa o assente ventilazione;

Vasche.

Scopri subito maggiori dettagli sul nostro corso spazi confinati.

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I dispositivi di protezione del capo servono a proteggere contro i rischi legati alla caduta di oggetti o dall’urto del capo contro oggetti fissi

In numerose attività in cui la testa è esposta a un pericolo è obbligatorio l’uso di una protezione. Gli elmetti di sicurezza, o caschi antinfortunistici, sono dei dispositivi di protezione individuale progettati per proteggere la testa e il cranio di chi li indossa.

Sono indispensabili in aree di lavoro pericolose e prevengono i danni da caduta accidentale del lavoratore o di materiali dall’alto.

Questo speciale casco da lavoro è progettato per resistere agli urti e alla penetrazione, riuscendo a dissipare l’energia d’urto e potendo deviare, grazie alla sua particolare forma, gli oggetti con cui si scontra.

Per essere conformi questi DPI devono essere muniti di un aggancio di sicurezza sotto il mento, per evitare che scivoli via o si sposti pericolosamente.

Alcuni modelli di caschi antinfortunistici, per esempio, sono dotati di:

-visiera per proteggere gli occhi dagli agenti irritanti

-dispositivi otoprotettivi per preservare la salute dell’apparato uditivo

-maschere per la protezione delle vie aeree

-colori fluo e appendici catarifrangenti per dare all’operatore alta visibilità

-colori scuri e opacità per limitare la visibilità del lavoratore (per esempio in ambito militare)

-protezioni per il collo

-imbottiture intercambiabili

-sostegno per lampade frontali

-strumenti di isolamento acustico

-fessure di ventilazione per garantire prese d’aria laterali.

In che categoria di DPI rientrano gli elmetti?

Gli elmetti di sicurezza possono essere DPI di seconda o di terza categoria, in base alla certificazione che viene data.

Quelli di terza servono a proteggere i lavoratori da danni gravi o permanenti in attività che possono causare anche la morte. Quelli di seconda categoria, comprendono dispositivi legati ad attività con rischio rilevante, ma non sufficientemente significativo da rientrare nella categoria più alta.

Gli elmetti rientrano in genere nella seconda categoria, ma se sono DPI salva vita, utili per esempio a tutelare l’operatore dai rischi elettrici, allora rientrano nella terza.

Manutenzione degli elmetti

Come tutti gli altri DPI anche i caschi infortunistici devono essere conservati in buone condizioni: solo così è possibile lavorare in sicurezza e tutelarsi da ogni possibile rischio.

La manutenzione deve essere regolare e deve essere eseguita secondo le tempistiche e gli standard indicati nel libretto con le istruzioni d’uso.

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