La normativa EN 795:2012 definisce diverse tipologie di linee vita in base alle loro caratteristiche e alla modalità di installazione. Ecco alcune delle principali tipologie:

  • Tipo A: linee vita permanenti come ganci sottotegola o golfari di fissaggio a muro.
  • Tipo B: linee vita temporanee utilizzate in cantiere.
  • Tipo C: linee vita permanenti che consentono all’operatore di muoversi liberamente.
  • Tipo D: linee vita con guida rigida.
  • Tipo E: dispositivi di ancoraggio zavorrati.

Ecco una breve descrizione delle tipologie di linee vita menzionate:

Tipo A (Linee vita permanenti): Queste linee vita sono permanentemente installate e possono includere ganci sottotegola o golfari di fissaggio a parete. Sono progettate per fornire un punto di ancoraggio stabile e sicuro per i lavoratori che operano in quota.

Tipo B (Linee vita temporanee): Queste linee vita sono progettate per un utilizzo temporaneo, ad esempio in un cantiere durante lavori di costruzione o manutenzione. Possono essere installate e rimosse facilmente secondo le esigenze del lavoro.

Tipo C (Linee vita permanenti con libertà di movimento): Queste linee vita permanenti consentono all’operatore di muoversi liberamente lungo la linea senza dover scollegarsi e ricollegarsi continuamente. Sono ideali per lavori che richiedono movimenti estesi su superfici in quota.

Tipo D (Linee vita con guida rigida): Queste linee vita sono dotate di un sistema di guida rigido, che può essere costituito da travi o binari, per garantire un movimento sicuro lungo la linea. Sono utilizzate in situazioni in cui è necessario un maggior controllo del movimento dell’operatore.

Tipo E (Dispositivi di ancoraggio zavorrati): Questi dispositivi di ancoraggio sono utilizzati quando non è possibile o pratico installare linee vita permanenti. Possono essere costituiti da pesi zavorrati che vengono posizionati sul tetto o su altre superfici per fornire un punto di ancoraggio temporaneo.

È importante consultare la normativa specifica e coinvolgere professionisti esperti nella progettazione e nell’installazione delle linee vita per garantire la conformità alle normative di sicurezza e la sicurezza dei lavoratori.

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Dal 1° ottobre 2024, tutte le imprese e i lavoratori autonomi che lavorano nei cantieri temporanei o mobili devono essere dotati di una patente a punti. Il minimo dei punti per operare è pari a 15 o superiore, il massimo dei punti è 30. A stabilirlo è il decreto PNRR (dl 19 del 2024), pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del 2 marzo 2024.

La patente a punti per la sicurezza sul lavoro è un sistema che mira a promuovere e migliorare la sicurezza sul posto di lavoro. Funziona in modo simile al sistema di patente a punti per la guida, ma è specificamente orientato alla sicurezza e alla salute sul lavoro. Questo sistema è stato implementato per incentivare le aziende a adottare pratiche sicure e responsabili sul posto di lavoro.

Per avere la patente, obbligatoria dal 1° ottobre 2024 per imprese e lavoratori autonomi, occorrerà, tra l’altro, il Durc, il Dvr (documento valutazione rischi) e il Durf (documento unico regolarità fiscale).

La patente a punti sarà rilasciata dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro naturalmente solo l’iscrizione alla Camera di Commercio e previo possesso dei seguenti, ulteriori, requisiti:

  • possesso del Durc, documento Unico di regolarità contributiva;
  • possesso del documento di Valutazione dei Rischi;

possesso del documento Unico di Regolarità Fiscale;

  • dimostrare, sia da parte del datore di lavoro che da parte dei lavoratori, di aver completato il percorso formativo obbligatorio.

Se tutto risulta regolare, si parte con 30 punti in patente, il punteggio massimo raggiungibile.

Cosa succede a chi lavora in cantiere senza patente o senza il minimo punteggio necessario?

Le imprese o i lavoratori autonomi che lavorano nei cantieri senza la necessaria patente, o senza i crediti necessari, dovranno pagare una multa da 6.000 a 12.000 euro. Non potranno inoltre prendere parte a lavori pubblici per 6 mesi.

In caso di incidenti nel cantiere cosa succede?

Nel caso si verifichino degli incidenti in cantiere saranno decurtati dei punti dalla patente a seconda delle conseguenze generate dall’incidente.

Si parla di 20 punti in meno, in caso di incidente mortale e di 15 punti se l’incidente determina un’inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale. In caso di inabilità temporanea assoluta che comporti l’astensione dal lavoro per più di quaranta giorni, saranno invece tolti solo 10 punti. Nei casi di infortuni da cui sia derivata la morte o un’inabilità permanente al lavoro, assoluta o parziale, la competente sede territoriale dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro può sospendere, in via cautelativa, la patente fino a un massimo di dodici mesi. L’ispettorato Nazionale del Lavoro definisce i criteri, le procedure e i termini del provvedimento di sospensione.

Come si possono conquistare nuovi punti?

I punti, chiamati anche crediti, decurtati possono essere reintegrati a seguito della frequenza di corsi formativi specifici che consentono di riacquistare 5 crediti alla volta. Fino a quanto l’impresa non avrà nuovamente raggiunto il minimo di 15 punti resterà sospesa dall’attività.

Qual è l’obiettivo della patente a punti?

L’intento di questo provvedimento è qualificare le imprese, dare importanza alla formazione, agevolare le aziende che lavorano bene. Innescando questi meccanismi virtuosi, si intende lavorare sulle cause che generano la poca sicurezza sul lavoro, ci si aspetta quindi che la conseguenza diretta sia una riduzione delle morti e degli incidenti.

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La sicurezza durante il lavoro su funi dipende dalla corretta preparazione, dalla valutazione dei rischi e dall’adeguato utilizzo dell’attrezzatura di sicurezza.

Il lavoro su funi può essere sicuro se vengono seguite le corrette procedure di sicurezza e vengono adottate le adeguate misure di prevenzione dei rischi. Tuttavia, ci sono diversi fattori che possono influenzare la sicurezza durante il lavoro su funi, come la formazione dei lavoratori, l’uso corretto dell’attrezzatura, la valutazione dei rischi e il rispetto delle normative di sicurezza.

Icon snc garantisce una formazione professionale su lavori di sospensione su fune.

Ecco alcuni punti chiave per garantire la sicurezza durante il lavoro su funi:

Formazione: Assicurarsi che i lavoratori siano adeguatamente formati e addestrati per eseguire il lavoro su funi in modo sicuro e competente. Questo include la conoscenza delle tecniche di ancoraggio, l’uso corretto dell’attrezzatura di protezione individuale e la capacità di gestire situazioni di emergenza.

Valutazione dei rischi: Prima di iniziare qualsiasi lavoro su funi, è essenziale condurre una valutazione approfondita dei rischi per identificare e mitigare potenziali pericoli. Questo può includere la valutazione delle condizioni meteorologiche, delle caratteristiche del terreno e degli ostacoli presenti sul luogo di lavoro.

Utilizzo dell’attrezzatura di sicurezza: Assicurarsi che vengano utilizzate attrezzature di sicurezza appropriate e che siano in buone condizioni. Questo può includere imbracature, corde, moschettoni, dispositivi di arresto delle cadute e altri dispositivi di protezione individuale.

Supervisione e comunicazione: È importante che il lavoro su funi sia adeguatamente supervisionato e che vi sia una comunicazione chiara tra i membri del team per garantire il coordinamento delle attività e la risoluzione tempestiva di eventuali problemi o emergenze.

Conformità normativa: Assicurarsi di seguire tutte le normative e le linee guida di sicurezza pertinenti, comprese quelle riguardanti l’uso di attrezzature di lavoro su funi e la protezione contro le cadute.

Con le giuste precauzioni e una pianificazione adeguata, il lavoro su funi può essere eseguito in modo sicuro ed efficiente.

 

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La differenza tra formazione, informazione e addestramento è importante da conoscere per chiunque tratti di sicurezza sul lavoro.

Formazione e informazione hanno un aspetto in comune, ossia che devono essere fornite obbligatoriamente dal datore di lavoro ai lavoratori, nelle modalità previste dalla normativa per le specifiche mansioni nei vari settori. L’addestramento, invece, risulta necessario solo in alcuni casi specifici.

Formazione

L’Art.1, Comma 1 del D.Lgs 81/08 definisce la formazione come il processo educativo attraverso il quale vengono trasferite ai lavoratori nozioni e grazie cui vengono sviluppate le competenze necessarie per lo svolgimento in sicurezza del proprio lavoro e quindi identificato, gestito e risolto ogni tipo di rischio.

Questo significa che sul datore di lavoro ricade la responsabilità di mettere nelle condizioni i lavoratori di acquisire informazioni e competenze funzionali alla prevenzione e allo svolgimento della loro mansione in una condizione di salute e sicurezza.

La formazione in tema sicurezza si differenzia a seconda delle figure a cui è indirizzata (Es. Lavoratori, RSPP, Preposto, Datore di Lavoro, RLS…) e può essere di carattere generale o specifica per un particolare livello di rischio. Allo stesso modo, può fare riferimento a uno specifico aspetto della sicurezza (Es. DPI, Antincendio, Attrezzature, Spazi confinati…).

Informazione

Per informazione si intende il mero trasferimento di conoscenze funzionali all’identificazione, alla riduzione e alla gestione dei rischi negli ambienti di lavoro. Ciò prevede quindi che il datore di lavoro fornisca ai lavoratori le informazioni adeguate in tema sicurezza, riguardanti un particolare aspetto della mansione, dell’ambiente di lavoro o dell’utilizzo di attrezzature.

Addestramento

L’addestramento può essere definito come l’insieme di attività svolte con il fine di fare apprendere ai lavoratori l’utilizzo corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi e le procedure di lavoro adeguate da mettere in atto. L’addestramento viene effettuato da una persona esperta, nei luoghi di lavoro e durante l’orario di lavoro. Tra i tre termini è quello che ha una valenza più pratica e operativa, come si può evincere dalla definizione.

La formazione, l’informazione e l’addestramento, accordo con la normativa devono essere svolti in tre momenti:

  • All’inizio di un rapporto di lavoro
  • Nel caso di un cambio di mansione o di un cambiamento nella mansione stessa
  • Nel caso vengano introdotte nuove attrezzature, tecnologie o materiali qualificabili come fonti di rischio.

Tutte e tre le modalità risultano egualmente a carico e responsabilità del datore di lavoro.

La nostra esperienza pluriennale ci permette di formare e preparare:

– operatore – tecnici – imprese del settore

sul corretto utilizzo dei sistemi anticaduta, garantendo una formazione professionale su:

  • lavori in quota e utilizzo DPI 3 Cat
  • lavori su fune Modulo A e Modulo B alberi
  • antincendio
  • recuperi in emergenza
  • utilizzo PLE
  • recupero da ponteggi
  • pronto soccorso
  • carrelli elevatori
  • spazi confinati
  • Corso di installatore sistemi Linea Vita

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Progettare una linea vita richiede un’attenta analisi dei rischi e delle necessità dell’ambiente di lavoro.

Quando si tratta di lavorare in altezza, la sicurezza dei lavoratori è prioritaria. Ecco perché progettare linee vita richiede una pianificazione accurata e una valutazione attenta dei rischi.

È essenziale considerare attentamente fattori come la struttura dell’edificio, i tipi di attività svolte in quota e le normative di sicurezza pertinenti al fine di garantire un sistema robusto e affidabile che protegga gli operatori da cadute e incidenti, promuovendo al contempo un ambiente lavorativo sicuro e produttivo.

Devi installare una linea vita? Offriamo un servizio completo che va dalla progettazione, vendita e installazione di linea vita conformi a tutte le normative nazionali e locali.

Come si progetta una linea vita?

Valutazione del sito: Inizia valutando l’ambiente di lavoro e identificando le aree in cui sarà necessaria una linea vita. Considera la struttura dell’edificio, le superfici di ancoraggio disponibili e la presenza di eventuali ostacoli.

Normative di sicurezza: Queste normative possono variare a seconda della regione e devono essere seguite attentamente durante il processo di progettazione e installazione.

Determinazione dei carichi: Calcola i carichi massimi previsti per la linea vita, tenendo conto del numero di operatori che potrebbero essere collegati contemporaneamente e dei possibili carichi di caduta.

Scelta del tipo di linea vita: Esistono diversi tipi di linee vita, tra cui linee vita orizzontali, verticali e flessibili. È fondamentale scegliere il tipo più adatto alle esigenze dell’ambiente di lavoro e alle attività svolte in quota.

Disposizione del percorso: Assicurarsi che la linea vita sia facilmente accessibile e che copra tutte le zone di rischio.

Selezione dei componenti: I componenti della linea vita, tra cui punti di ancoraggio, cavi, dispositivi di assorbimento dell’energia e sistemi di ancoraggio, devono essere conformi alle normative di sicurezza e siano adatti all’uso previsto.

Installazione: L’installazione deve essere eseguita da personale qualificato e certificato.

Formazione degli operatori: Gli operatori devono essere formati adeguatamente sull’uso corretto della linea vita, inclusa l’ispezione prima dell’uso e le procedure di emergenza in caso di caduta.

Manutenzione e ispezione: Sono fondamentali le ispezioni periodiche e manutenzione della linea vita per garantire che sia in condizioni di sicurezza ottimali.

Insicurezza o In sicurezza?

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Siamo un’azienda giovane e dinamica specializzata in linee vita e lavori su fune!

Il campo della sicurezza sul lavoro è disciplinato da moltissime norme da conoscere e rispettare, dispositivi da saper maneggiare e documenti da compilare ma alla base di tutto questo, per una migliore ed efficace applicazione di tutto questo deve esserci la cultura della sicurezza.

La cultura della sicurezza può essere definita come l’insieme di valori, percezioni e atteggiamenti che i dipendenti condividono in relazione alla propria sicurezza all’interno dell’azienda.

Un luogo di lavoro con una spiccata cultura della sicurezza ha procedure per prevenire incidenti e assicurarsi che i lavoratori si sentano a proprio agio nel segnalare problemi relativi alla propria incolumità.

Ma come si diffonde la Cultura della Sicurezza?

Sono pochi passaggi fondamentali!

Come creare una cultura della sicurezza nella tua azienda?

  1. Assicurati che tutti siano coinvolti e impegnati

Per prima cosa, fai in modo di ottenere il supporto della leadership e il coinvolgimento dei dipendenti e ricorda che la creazione di una cultura della sicurezza inizia dal basso. È importante che i dipendenti di tutti i livelli siano inclusi nella fase di pianificazione e attuazione di qualsiasi nuova iniziativa sulla sicurezza. Solo con l’impegno di tutti gli attori coinvolti potrai veramente gestire, valutare e migliorare i programmi di sicurezza aziendale.

  1. Incoraggia la comunicazione

Le aziende con una forte cultura della sicurezza investono nella creazione di linee di comunicazione aperte all’interno della propria organizzazione. I dipendenti che si sentono a proprio agio nel discutere questioni di sicurezza sul posto di lavoro hanno maggiori probabilità di ottenere risultati migliori, imparare dai propri errori e risolvere i problemi prima che causino danni.

  1. Valuta i rischi e individua le misure di prevenzione

Un altro step fondamentale per la promozione di un’efficace cultura della sicurezza consiste nella valutazione dei vari tipi di minacce che la tua organizzazione potrebbe affrontare. Analizzane gravità e frequenza e individua le relative misure di prevenzione.

  1. Sviluppa programmi di formazione sulla sicurezza

Una volta che sai quali sono le pratiche di sicurezza per la tua azienda, è il momento di formare tutti sulle procedure. Implementa programmi di formazione continua e crea sessioni di apprendimento pratico in cui i tuoi dipendenti possano mettersi alla prova.

  1. Stabilisci metodi di reporting e comunicazione

Assicurati di registrare tutti gli incidenti legati alla sicurezza, anche i cosiddetti “near miss” che non hanno causato problemi, e costruisci percorsi di comunicazione proattivi per mantenere i dipendenti informati sulle procedure aggiornate.

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L’ attività di validazione (prova di adattabilità o Fit Test) per tutti i respiratori a tenuta sul volto, indipendentemente dall’attività svolta.

Nel 2018 è stata pubblicata la norma italiana UNI 11719, che riguarda la selezione, l’uso e la manutenzione dei Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) delle vie respiratorie.

La norma UNI 11719 descrive un approccio sistematico della gestione DPI per le vie respiratorie: la scelta, l’addestramento, la formazione all’uso e infine la manutenzione.

Secondo tale norma, una volta scelto il corretto l’APVR, è necessario effettuare una prova di adattamento del facciale aderente (Fit Test) su ogni portatore.

Legge 215 del 17 dicembre 2021

A partire dal 21 Dicembre 2021, per i respiratori (APVR), ovvero i DPI per la protezione delle vie respiratorie, si deve fare riferimento alla norma UNI 11719:2018 che prevede nuovi criteri di scelta, uso e manutenzione e che introduce l’attività di validazione – prova di adattabilità o Fit Test – per tutti i respiratori a tenuta sul volto, indipendentemente dall’attività svolta.

Per la legge bisogna applicare la norma UNI 11719:2018.

Il Fit test è l’unico strumento in grado di dimostrare se il DPI (Dispositivo di Protezione Individuale) fornito dal Datore di lavoro ha una tenuta corretta sul viso del lavoratore. Consente, inoltre, di valutare l’addestramento all’uso corretto dei DPI.

Quest ultimo è un obbligo del Datore di lavoro, come indicato dall’art. 77, comma 5, D. Lgs.81/08. Il DPI deve essere adeguato, corretto per il rischio presente e idoneo a fornire un’adeguata protezione al lavoratore che lo indossa.

É importante tener conto di alcuni fattori specifici legati al lavoratore, come per esempio:

  • Idoneità fisica
  • Caratteristiche del viso
  • Occhiali
  • Lenti a contatto
  • Accessori NON DPI
  • Interazione con altri DPI

Quali fattori possono compromettere la tenuta dell’APVR sul viso del singolo lavoratore?

Sono molti i fattori che possono compromettere la tenuta dell’APVR

  • variabili individuali, come la forma e la dimensione del viso
  • variabili comportamentali come la barba, i baffi, gli occhiali, piercing e cicatrici
  • variabili tecniche, come la necessità di indossare allo stesso tempo più DPI, quali occhiali di sicurezza, cuffie, caschi. o
  • molto semplicemente il modo di indossare il dispositivo.

La non aderenza di un APVR al viso di chi lo indossa può compromettere notevolmente la protezione, consentendo il passaggio dei contaminanti presenti nell’aria ambiente.

Il fit test è, quindi, una procedura che consente di verificare la tenuta del dispositivo APVR sul viso del singolo lavoratore considerando tutte le possibili variabili individuali (forma e dimensione del viso, presenza di barba o baffi, piercing, occhiali, cicatrici, modo di indossare e tenere il dispositivo, etc).

Il Fit Test può essere svolto con due modalità: fit test qualitativo, fit test quantitativo.

FIT TEST QUALITATIVO

Un Fit Test qualitativo (QLFT) può essere utilizzato solo per facciali filtranti e semimaschere (con filtri antiparticolato o combinati).

IL QLFT è un test con risultato Riuscito/Non riuscito che fa affidamento sui sensi dell’utente per provare agenti di test approvati. Quelli predominanti sono

  • Saccarina (sapore dolce): può testare respiratori con filtro antiparticolato di qualsiasi cla
  • Bitrex® (sapore amaro); può testare anche respiratori con filtro antiparticolato di qualsiasi classe.

Ciascun metodo QLFT si serve di sette esercizi, eseguiti per 1 minuto ciascuno:

  • Respirazione normale
  • Respirazione profonda.
  • Spostamento della testa da un lato all’altro
  • Alzare e abbassare la testa.
  • Piegamento sulla vita.
  • Leggere/parlare a voce alta.
  • Respirazione normale ancora una volta.

FIT TEST QUANTITATIVO

Un Fit Test quantitativo (QNFT) può essere utilizzato per qualsiasi respiratore aderente. Prevede l’utilizzo di uno strumento per misurare le perdite intorno al volto e produce un risultato numerico chiamato Fit Factor.

Esistono tre protocolli di test QNFT comunemente accettati:

  • L’aerosol generato utilizza un aerosol non pericoloso, come il sale comune (NACI) generato una camera di test.
  • Il contatore dei nuclei di condensazione (CNC) utilizza l’aerosol ambientale e non richiede una camera di test.
  • La pressione negativa controllata (CNP) utilizza un test che crea un vuoto bloccando temporaneamente l’aria. (Esiste anche un quarto metodo, che è una versione abbreviata di questo.)

Per i respiratori a semimaschera è richiesto un Fit Factor pari almeno a 100, mentre per un respiratore facciale completo a pressione negativa occorre un Fit Factor di almeno 500 (Stati Uniti) o 2.000 (Regno Unito).

In sintesi, il Fit Test è assolutamente importante per la reale tutela del lavoratore!

ICON SNC è il partner perfetto per effettuare presso la tua azienda la prova di adattabilità obbligatoria (Fit Test) per tutti i dispositivi a tenuta sul volto, eseguiti con differenti metodologie in funzione della Tipologia.

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Leggi qui la Sintesi INAIL: Conoscere il rischio_Agenti chimici_Sintesi norma UNI 11719_rev11_03_2021

DUVRI e DVR sono le sigle che indicano i due più importanti documenti in ambito di sicurezza sul lavoro con il fine di valutare e gestire i rischi. Ma in che cosa si differenziano?

DUVRI e DVR sono due documenti utilizzati in ambito lavorativo per gestire la sicurezza sul luogo di lavoro, ma si riferiscono a concetti leggermente diversi.

Ecco le principali differenze tra DUVRI e DVR:

DUVRI (Documento Unico di Valutazione dei Rischi da Interferenze):

Scopo: Il DUVRI è finalizzato a valutare i rischi derivanti dalle interferenze tra le diverse attività che si svolgono contemporaneamente in un cantiere o in un ambiente di lavoro complesso.

Contenuto: Contiene l’analisi dei rischi derivanti dalle attività concomitanti di più aziende o soggetti coinvolti in una stessa area di lavoro.

Obbligo di Redazione: È obbligatorio redigere il DUVRI quando più datori di lavoro operano nello stesso luogo e vi sono rischi di interferenza tra le attività.

DVR (Documento di Valutazione dei Rischi):

Scopo: Il DVR è finalizzato a identificare, valutare e gestire i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori in un determinato ambiente di lavoro.

Contenuto: Contiene la valutazione dei rischi presenti sul luogo di lavoro e le misure di prevenzione adottate per eliminarli o ridurli al minimo.

Obbligo di Redazione: È obbligatorio redigere il DVR per tutte le aziende con almeno un dipendente. È uno strumento fondamentale per la gestione della sicurezza sul lavoro.

In sintesi, mentre il DUVRI è specifico per situazioni in cui più imprese operano contemporaneamente nello stesso luogo, il DVR è un documento generale di valutazione dei rischi che tutte le aziende devono redigere per garantire la sicurezza dei propri lavoratori. Entrambi i documenti sono fondamentali per la gestione della sicurezza sul luogo di lavoro e per adempiere agli obblighi normativi.

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Un parapetto anticaduta è un dispositivo di sicurezza che ha lo scopo di impedire la caduta dall’alto. I parapetti, che possono essere sia provvisori sia permanenti, rientrano nella categoria dei dispositivi di protezione collettiva e permette a tutti i lavoratori di lavorare in totale libertà senza quindi la necessità di collegarsi a dispositivi di ancoraggio ma in totale sicurezza. Questo dispositivo non ha un limite di numero di operatori ma protegge chiunque sale in copertura.

La scelta del parapetto anticaduta corretto dipende da diversi fattori, tra cui l’ambiente in cui sarà installato, le normative locali sulla sicurezza e il tipo di lavoro o attività che verrà svolto.

Normative locali: Verifica le normative e i regolamenti locali sulla sicurezza, poiché possono esistere requisiti specifici per l’installazione di parapetti anticaduta. Assicurati che il prodotto che stai considerando soddisfi o superi tali normative.

Tipo di ambiente: Considera l’ambiente in cui verrà utilizzato il parapetto. Ad esempio, se è destinato a un cantiere edile, potrebbe essere necessario un parapetto robusto e resistente alle intemperie. Se è per un’area interna, potrebbe essere richiesto un design più estetico.

Materiale: I parapetti anticaduta possono essere realizzati in diversi materiali, tra cui acciaio, alluminio, acciaio inossidabile o plastica. La scelta del materiale dipende dalle esigenze specifiche del luogo e dalla resistenza richiesta. L’acciaio è spesso preferito per la sua robustezza, ma in alcune situazioni, come in ambienti corrosivi, l’acciaio inossidabile potrebbe essere più adatto.

Design e configurazione: Esistono diversi tipi di parapetti anticaduta, tra cui modelli fissi, pieghevoli o retrattili. Il design deve essere adattato alle esigenze del luogo e del lavoro. Assicurati che il parapetto sia facile da installare e da utilizzare.

Altezza: La normativa può stabilire l’altezza minima richiesta per i parapetti anticaduta. Assicurati di rispettare questi requisiti per garantire una protezione efficace.

Compatibilità con altri dispositivi di sicurezza: Se stai utilizzando altri dispositivi di sicurezza, come linee vita o sistemi di ancoraggio, verifica che il parapetto sia compatibile con tali dispositivi e che possa essere integrato in modo sicuro.

Manutenzione: Considera la facilità di manutenzione del parapetto. Un parapetto anticaduta dovrebbe essere regolarmente ispezionato e manutenuto per garantire la sua efficienza nel tempo.

Certificazioni e conformità: Verifica se il parapetto ha certificazioni o marcature che attestino la sua conformità alle normative di sicurezza.

Contattaci per assicurarti di scegliere il parapetto anticaduta più adatto alle tue esigenze specifiche.

La revisione delle linee vita e degli ancoraggi è un elemento cruciale per garantire la sicurezza nelle attività che coinvolgono l’uso di dispositivi di protezione individuale contro le cadute. Questi dispositivi sono fondamentali in settori come la costruzione, la manutenzione edile, l’installazione di impianti elettrici, e altre attività che comportano rischi di caduta da altezze.

  • Ispezione visiva: Gli operatori esperti devono esaminare visivamente tutti gli elementi del sistema di linea vita per identificare eventuali segni di danni, usura o corrosione. Questa ispezione dovrebbe includere cinture, corde, carrucole, connessioni e ancoraggi.
  • Test funzionali: Verificare la funzionalità di tutti i componenti. Ad esempio, testare le carrucole per assicurarsi che scorrono senza intoppi, assicurarsi che le cinture di sicurezza si stringano correttamente e che gli ancoraggi siano saldi.
  • Verifica della conformità normativa: Assicurarsi che il sistema di linea vita soddisfi le normative di sicurezza e gli standard locali e nazionali. In molti paesi, esistono normative specifiche per la protezione contro le cadute, e la linea vita deve essere conforme a tali regolamenti.
  • Formazione degli operatori: Verificare che gli operatori siano addestrati correttamente sull’uso del sistema di linea vita. Questo include l’apprendimento delle procedure di collegamento, l’ispezione personale dei dispositivi e l’uso corretto del sistema.
  • Documentazione: Mantenere una documentazione accurata di tutte le attività di revisione, compresi i risultati degli ispettori, i test funzionali e le eventuali riparazioni o sostituzioni effettuate.
  • Periodicità delle revisioni: Stabilire un programma regolare di revisione della linea vita. La frequenza delle revisioni dipende dalle normative locali e dalle condizioni operative, ma spesso vengono eseguite ispezioni periodiche, ad esempio ogni sei mesi o un anno.

Un cartello deve essere esposto sul punto di accesso al sistema e deve riportare le seguenti informazioni:

  • Tipo di sistema presente in copertura, esempio: Classe C, Tipo A…
  • Numero massimo di utilizzatori
  • Spazio minimo di caduta
  • Ditta installatrice e data di installazione
  • Data ultima ispezione

Presso il proprietario dell’immobile deve infine essere disponibile il manuale di uso manutenzione, il piano di salvataggio, DPI suggeriti per l’utilizzo dell’impianto, percorso di accesso.

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