La scelta sbagliata o l’uso non corretto di un rilevatore gas portatile per spazi confinati non garantisce alcuna sicurezza.

Un rilevatore gas portatile è molto spesso scelto sulla base di errate valutazioni o impiegato in maniera non corretta e quindi insicura.

TIPO

I rilevatori di gas per spazi confinati possono essere monogas o multigas.

I rilevatori monogas è un rilevatore dedicato ad un singolo gas. Normalmente più economico e leggero ed è utilizzato quando il possibile inquinante è noto e si è certi che nessun’altra sostanza possa penetrare nello spazio confinato, anche accidentalmente.

I rilevatori multigas, più grandi e più pesanti, hanno più sensori e possono rilevare contemporaneamente la presenza di più gas tossici, il tenore di ossigeno, la presenza di sostanze organiche e/o esplosive. Il vantaggio di un rilevatore multigas è quello di avere un solo strumento e quindi una sola batteria da ricaricare.

POMPA DI PRELIEVO

Che sia monogas o multigas, molto importante è il principio di prelievo dell’atmosfera da analizzare. Molti rilevatori sono dotati, infatti, anche di una pompa di prelievo che risucchia l’aria atmosferica e la spinge forzatamente verso i sensori.

La pompa è sicuramente un accessorio che aumenta il peso del dispositivo e che influisce sul consumo della batteria, ma è fondamentale all’inizio della procedura di ingresso e soprattutto in spazi confinati molto profondi.

Molti utilizzano il rilevatore senza pompa a diffusione mediante una corda e lo calano all’interno del serbatoio, pozzo, silos, ecc. Se l’altezza non è eccessiva e il rumore di fondo è minimo, sarà possibile udire l’allarme qualora scattasse anche se il dispositivo si trova sul fondo.

Ma alcuni dispositivi suonano fino a che le condizioni atmosferiche non ritornano ad essere ottimali, dopo di che, oltre a non emettere più il segnale, non rimane nemmeno traccia di ciò che è accaduto.

Ad esempio, se l’apparecchio rinvenisse un gas molto pesante e molto tossico inizierebbe a suonare, ma quando si ritira la corda, si passa di nuovo dai livelli superiori dove non vi è traccia del gas e quindi l’apparecchio smette di suonare.

Il risultato? C’è qualcosa ma non si sa né di cosa si tratta, né in che percentuale è presente.

Altro problema potrebbe sorgere nel caso in cui sul fondo ci fosse dell’acqua o qualsiasi altro liquido poiché calando il rilevatore con una corda si rischia di immergerlo e avere qualche problema di funzionamento.

La stessa operazione svolta con un dispositivo dotato di pompa verrebbe eseguita mediante un tubo ovvero una sonda fornita dalla casa madre. In questo modo il dispositivo rimarrà in salvo nelle mani dell’operatore e all’interno dello spazio confinato scenderà soltanto il tubicino.

Manutenzione

La cura dei dispositivi di sicurezza è fondamentale per ridurre i rischi. Per cui è necessario procede alla manutenzione, seguendo le indicazioni riportate sul manuale del produttore, anche per quanto riguarda i controlli pre e post uso e la pulizia.

Il bump test

Il bump test consiste nel verificare la capacità dello strumento di rispondere ad un gas campione (gas di riferimento) entro un determinato tempo. Ma esistono apparecchi in grado di eseguire il bump test senza gas campione. Lo Standard Europeo EN 60079-29-2 e lo Standard Internazionale IEC 60079- 29-2 stipulano per i rilevatori di gas una verifica funzionale quotidiana, prima dell’utilizzo.

La calibrazione

La calibrazione. garantisce la massima precisione dello strumento perciò necessaria se si desidera un’elevata accuratezza della lettura. Essa consiste nella regolazione del segnale di uscita del sensore, o dei sensori, in base alla concentrazione nota e tracciabile del gas di calibrazione. Di norma, la calibrazione viene effettuata da officine autorizzate e consigliata almeno una volta l’anno, ma anche su questo aspetto, meglio osservare quanto riportato sul manuale d’uso e manutenzione.

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